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Teoria Vibratoria e Risonanza /3: implicazioni con la Danza

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[continua da: “Teoria Vibratoria e Risonanza /2” ]

Dopo tante lunghe digressioni nel vasto campo della musicologia attraverso la tradizione orientale, lo zen, lo yoga kundalini, la fisiologia anatomica ed esoterica, arriviamo infine al nocciolo della questione, a ciò che maggiormente, da danzatrici, ci interessa.

La danza, come la musica, sono infatti profondamente interconnesse: non e’ possibile capire l’una senza l’altra. Entrambe caratterizzano e modificano in modo analogo gli stati psichici, emozionali e fisiologici, le risposte biochimiche del nostro corpo. Secondo alcuni studi, sarebbero entrambe il risultato dell’imprinting della nostra vita intrauterina, il tentativo dell’uomo di rimanere il più possibile in prossimità delle esperienze sensoriali della vita fetale. Entrambe giungono a una regressione simbolica che permette lo sblocco di complessi psichici latenti.
Attraverso di esse possiamo disimbrigliare  le nostre emozioni con un’esplosione incontrollata di gesti, liberando l’azione di moto spontanea, la riabilitazione del vissuto corporeo, l’accesso alla dimensione estetica ed estatica dell’esistenza. Entrambe rappresentano un’irruzione sovversiva nella nostra coscienza, la rottura della quotidianità, l’esplosione rivoluzionaria nei confronti dello stereotipato, dell’abitudinario, dell’alienante.

Danza e musica sono così intimamente connesse: si “ascolta” la musica con tutto il corpo ( in cui sono sparsi numerosi recettori collegati a strutture nervose che percepiscono i suoni), innescando una reazione spontanea di moto.
“E’ la parte vestibolare (dell’orecchio) ad avviare i ritmi. Se un impulso e’ impresso nel labirinto membranoso, questo impulso determina una mobilizzazione dei liquidi endolinfatici […] La danza e’ il riflesso corporeo della danza stessa dei liquidi, come quest’ultima e’ il risultato dell’integrazione dei movimenti del corpo”.  (Tomatis, “Verso l’ascolto umano“).

Il RITMO e’ soprattutto legato alle reazioni fisiologiche. L’espressività del ritmo provoca un bisogno spontaneo di esteriorizzazione corporea.  Il ritmo e’ l’elemento vitale della musica, una forza in movimento che propulsa l’azione, una forza che e’ essa stessa movimento.
E’ stato evidenziato il carattere fortemente simbolico dei ritmi in rapporto alla psicologia e all’antropologia. Il ritmo in quattro quarti, ad esempio, sembra associato a tutto ciò che e’ connesso alla terra, al lavoro, al compimento di opere e alla ciclicità stagionale. Se dimezzato (2/4), si associa all’idea di festa, di seduzione, e alla dimensione profana in genere. I tempi composti (6/8, 12/8), invece, caratterizzano simbolicamente il misticismo, la magia e la dimensione del sacro.

Anche la MELODIA, come il ritmo, passa per la presa di coscienza del corpo attraverso le tensioni muscolari della voce. La risonanza corporea quindi e’ molto più forte quando si ascolta una musica cantata.

Ma e’ l’ARMONIA, la combinazione dei suoni successivi o simultanei a dare alla musica la sua potenza espressiva. Il suono e’ caratterizzato dalla propria durata, altezza, intensità e dal timbro dello strumento che lo produce. Ma il suo valore musicale dipende essenzialmente dal suo rapporto combinatorio con gli altri suoni. Analogamente nella danza, e’ il gioco sottile delle modulazioni e delle variazioni (di passi, di tempo, di direzione nello spazio) a conferire colore armonico e forza espressiva, attraverso la DINAMICA e il FRASEGGIO.

DINAMICA
Contrariamente a quanto potrebbe suggerire a prima vista il termine, per “dinamica” in musica non si intende la velocità con cui viene eseguito un brano (che si chiama “agogica“), ma la gestione delle intensità sonore (forte, piano, e tutte le gradazioni e i passaggi tra questi, come ad esempio il “crescendo” o il “diminuendo”) con le quali il compositore intende che il suo brano sia eseguito.
La dinamica musicale si attua in danza, ad esempio, come contrazione e distensione muscolare oppure come distribuzione del  peso (spinta e controspinta, slancio e ricaduta, gravità verso il suolo, ecc.)
Ma la dinamica in danza può essere intesa anche  come variazione di tempo e di intensità in rapporto allo spazio percorso, alla velocità con cui lo si percorre, allo sforzo richiesto per percorrerlo.

FRASEGGIO
In musica una frase è una raggruppamento di motivi o nuclei melodici di senso musicale compiuto, analogamente a quello che sintatticamente è una frase all’interno di un discorso. Come nel parlare, infatti, la forza espressiva del discorso risiede nelle variazioni degli accenti, delle pause, dei cambi di registro, allo stesso modo nella danza le combinazioni di ritmi, pause, direzioni diverse aggiungono pathos e rappresentano altrettante variazioni di connotazioni emotive, che modificano a loro volta il tono muscolare.

Ogni movimento ha un suo respiro, dai piedi alla testa. All’inizio può essere utile associare i movimenti alle fasi della respirazione, ma occorre poi svincolarsene per concentrarsi non tanto su di essa, quanto sull’energia del movimento in rapporto al tempo e allo spazio. il fraseggio si realizza attraverso le variazioni (di velocità, intensità, direzione, ecc. ) del movimento generato dal respiro. La purezza e forza espressiva del movimento semplice, che si sviluppa in un unico respiro con gli accenti della musica, sono alla base della Hilal Dance (da Suraya Hilal), specificamente connessa alla saggezza orientale della conoscenza del corpo. Una danza sicuramente “zen”, che si ispira allo spirito dell’arte e del pensiero filosofico orientale come armonia degli opposti, e si traduce nella ricerca di una energia interiore di movimento costantemente improntata all’equilibrio e centrato sul respiro.