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Teoria Vibratoria e Risonanza /1

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Vorrei riprendere e approfondire l’argomento mantra per introdurre i concetti di ritmo, vibrazione e risonanza. Si tratta di un capitolo omplesso, che mi sta particolarmente a cuore poiché ha con la nostra danza la più intima connessione, ragione per cui mi riservo di ritornare con numerosi altri post su questo argomento.

Riprendiamo intanto il discorso sui mantra più o meno da dove l’abbiamo gia iniziato: un mantra è una potente e breve formula sonora spirituale che ha la capacità di trasformare la coscienza. Secondo Swami Sivananda Radha, un mantra è una combinazione di sillabe sacre che formano un nucleo di energia spirituale, il cui scopo e’ di fungere da magnete per attrarre le vibrazioni spirituali, o da lente per metterle a fuoco.  Secondo le Upanishad, le antiche scritture dell’India, la dimora originale del mantra era l’Akasha o etere primordiale, da cui l’universo stesso è stato creato nell’emettere il primo suono, Vach (Un simile resoconto si può trovare nel Vangelo di San Giovanni: «All’inizio era il Verbo…»). Tutta la musica indiana è basata sulla comprensione che in ogni suono esistono due aspetti: l’espressione udibile e la sottile essenza-suono che trasporta il significato e che deriva dallo Spirito eterno. Questa essenza è per l’appunto il Vach.  

La parola Mantra è formata da due particelle: Man significa mente e Tri significa attraverso. il Mantra serve per attraversare il mare della mente,  superare l’oceano che separa il conscio dall’inconscio. Il canto, o la recitazione, dei Mantra attiva e accelera la forza creativa spirituale, promuovendo armonia in tutte le parti dell’essere umano. 
La sua efficacia e’ collegata alla Teoria Vibratoria, secondo cui l’intero mondo fenomenico consiste di vibrazioni via via più sottili, dal piano fisico a quello emozionale, mentale, spirituale.
Direttamente commessa allaTeoria Vibratoria e’ il concetto di RISONANZA.
Se una sorgente sonora viene investita da un’altra sorgente sonora di diversa frequenza (numero di oscillazioni complete al secondo e si misura in Hertz) quasi non reagisce. Ma se le due frequenze, quella propria e quella esterna, sono simili e quindi hanno gli stessi valori di oscillazione, la sorgente entra in vibrazione aumentando la sua ampiezza, e quindi rinforzando il suono. Si dice allora che essa entra in risonanza.
Il fenomeno della risonanza applicato agli esseri umani è stato definito Biorisonanza. Ogni persona, nella propria complessità bio-psico-spirituale, può essere considerata come un campo energetico e vibratorio che consiste di: un campo elettromagnetico generato dal corpo fisico, un campo mentale generato dalla psiche e un campo spirituale generato dal sé (atman).

Pitagora associava suono, matematica e natura formulando una teoria scientifica che supponeva l’esistenza di tre tipi di musica: quella strumentale propriamente detta, quella umana suonata dall’organismo e quella suonata dal cosmo. Egli parlò di Musica delle Sfere, pensava che i movimenti dei corpi celesti producessero dei suoni e che questi suoni potevano essere percepiti da chi si era preparato consapevolmente ad ascoltarli.

Come in alto, così in basso, dicevano gli antichi alchimisti. Analogamente alla musica delle sfere, così anche ogni cellula del nostro corpo ha uno specifico campo magnetico cui e’ associata una frequenza di vibrazione.  Il moto vibratorio caratterizza le maree, il battito cardiaco, il movimento dei pianeti, la danza degli elettroni attorno al nucleo dell’atomo. Anche ciascun pensiero ha una sua frequenza vibratoria che corrisponde a una specifica risonanza.

Alcune risonanze hanno il potere di condurci fuori dalla nostra percezione ordinaria. La musica tribale e le danze sacre hanno essenzialmente questo scopo. Il battito profondo e ipnotico del tamburo sciamanico che simboleggia il ritmo del cuore apre la dimensione del sogno vigile e del viaggio iniziatico. Il battito ossessivo e indiavolato della tammorra apre le porte degli inferi, delle viscere della terra: la dimensione ctonia, tellurica dell’inconscio.

[continua]

4/ Mantra, KIAI

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Mantra” e’ un termine sanscrito che indica una formula sacra indirizzata ad un divinità o una formula mistica o magica, una preghiera, un canto sacro o una pratica meditativa e religiosa. Si tratta di una breve formula spirituale che ha la capacita’ di trasformare la coscienza, il cui potere non risiede nel suo significato letterario (che anzi e’ il più delle volte incomprensibile) ma nel suo stesso suono.

Un Mantra è una combinazione di sillabe sacre che formano un nucleo di energia spirituale; il suo scopo è quello di fungere da magnete per attrarre le vibrazioni spirituali, o da lente per metterle a fuoco. Il Mantra ha anche una funzione calmante a livello mentale, ed è uno dei modi più semplici per manifestare la presenza del divino.

Un Mantra può essere intonato ad alta voce, sussurrato, mormorato o addirittura senza suono, recitato solo nella mente, nel silenzio della meditazione. Il suo canto attiva e accelera la forza creativa spirituale, promuovendo armonia in tutte le parti dell’essere umano. Chi lo canta viene gradualmente convertito in un centro vivente di vibrazione spirituale, sintonizzato con qualche altro centro di vibrazione infinitamente più potente, e tale energia può essere acquisita e diretta a beneficio di chi la usa e di altri.
Il simbolo perfetto dell’aspetto impersonale della natura divina, cioè la vibrazione più sottile, è la sillaba OM (AMEN in cristiano). Secondo le Upanishad, le antiche scritture dell’India, la dimora originale del Mantra era il Parma Akasha, o etere primordiale, l’eterno e immutabile substrato dell’universo da cui l’universo stesso è stato creato nell’emettere il primo suono, Vach. (Un simile resoconto si può trovare nel Vangelo di San Giovanni: «All’inizio era il Verbo…»).

La ripetizione del Mantra è una antica tecnica dinamica con la caratteristica di possedere un potere cumulabile, infatti più lo si ripete più esso affonda le proprie radici nella nostra coscienza.

Sempre il Mantra si accompagna al controllo della respirazione e a pratiche di visualizzazione, in cui viene immaginato risalire nel corpo lungo lo stesso percorso della Kundalini.

Ciascun Mantra ha un bija, un “seme di suono” che costituisce la sua essenza e gli conferisce il suo speciale potere. Così, nei nostri incontri impareremo a usare tali semi sonori e a liberarne l’energia creativa attraverso la ripetizione. I Mantra sono stati trasmessi di generazione in generazione, da Guru a discepoli, e in questo processo il potere dei Mantra è aumentato enormemente. Miliardi di ripetizioni da parte di innumerevoli devoti nel corso dei secoli hanno portato alla formazione di una vasta riserva di potere che aumenta la forza spirituale insita nei Mantra.

In un contesto culturale differente, ma che sento molto affine alla mia natura,  ho trovato analogie con il principio del KIAI, parola giapponese che indica una manifestazione dell’energia interna con un “suono che crea” . A questo scopo si utilizza il grido nella forma esteriore come modo di controllare il KI, come arte di dirigere le energie.
Il KIAI esprime un grido che rivela e manifesta quel principio orientale di unità ed armonia presente in ogni cosa. Fisicamente, esso permette di collegare, attraverso la cintura addominale, la forza delle masse muscolari che si trovano nella parte bassa con quelle della parte alta del corpo. Energicamente, rivela le vibrazioni dei Chakra.

A me piace molto concludere la prima parte della lezione, quella più meditativa, con un potente, sonoro, sferzante KIAI: un bel grido pieno di forza e di intenzione che “ruggisce” dal nostro basso ventre e ci energizza in vista della seconda parte, più dinamica, della lezione.

[continua]