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Zen e Matrix: cambiare la matrice, plasmare il futuro/2

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[continua da: Zen e Matrix: cambiare la matrice, plasmare il futuro/1]

 

Cosa c’è di “zen” in tutto questo? Molto, a mio parere. Intanto l’idea stessa di trovare la radice della causa, per poi identificarsi con essa (nella PNL si tratta di visualizzarsi al suo interno in un punto preciso della timeline, quasi “indossandola” come un abito) e, divenuti tutt’uno con essa, dissolverla nel MU, o Nulla.
Naturalmente, gli strumenti che la PNL offre sono “targettati” per la nostra epoca e la nostra forma mentis di occidentali contemporanei, che privilegiano l’emisfero razionale a scapito dell’emozionale, e il sistema rappresentativo “visivo” a scapito di quelli che fanno affidamento agli altri sensi. Trovo pero che il metodo orientale, perfezionato in secoli di decantazione, sia deecisamente piu evoluto e raffinato.

Lo zen non ama visualizzare, ma meditare. C’e differenza, anche se a prima vista (per noi occidentali) non ce n’e alcuna. Semplicemente, le aree del cervello implicate sono diverse. Nella meditazione, vengono emesse onde teta che nella visualizzazione non sono invece prodotte.

Personalmente, non amo molto visualizzare. Mi sembra una tecnica preistorica, e una pretesa un po’ folle. Che bisogno c’è di visualizzare qualcosa che sta davanti a te, separato da te, quando SEI OGNI COSA, sei tutto l’universo? Si può forse visualizzare il vuoto? Riusciresti a visualizzare il movimento subatomico di un solo tuo capello?
La pretesa di “vedere” come unico modo per percepire, plasmare, trasferire energie mi sembra limitata, presuntuosa e sciocca, perche usa una sola parte del cervello, quella dei lobi occipitali, e la più limitata.

I più moderni sviluppi della fisica quantistica, cosi come i modelli matematici sui sistemi caotici, la filosofia del linguaggio di Wittgenstein, le scuole iniziatiche occidentali e lo zen orientale concordano su un punto: la realtà e’ inconoscibile. Osservare un fenomeno equivale a fissare una sua “istantanea” che non ha probabilità di corrispondere al reale più di tutte le altre possibilità escluse dall’atto stesso dell’osservazione. In altre parole: e’ impossibile penetrare il grande mistero dell’esistenza muniti della sola pretesa di “visualizzare”…