6/ Riassumendo

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Preliminarmente alla danza vera e propria impareremo a “respirare” l’universo sbloccando la respirazione diaframmatica e addomino-ventrale, in luogo della respirazione con la parte alta del torace, che non e’ fisiologica. In pratica, impareremo ad ottenere una respirazione profonda con il ventre, espandendo il nostro KI e “srotolando” la linea di Kundalini lungo la colonna.

Nel ventre riattiveremo le nostre energie creative più profonde mediante opportune “sillabe seme” sonore, usando Mantra e KIAI. Solo a questo punto, passeremo alla vera e propria danza.

Le tecniche di danza sono, inizialmente, quelle base del Raqs Sharki, e prevedono, per il primo anno, i movimenti fondamentali di braccia, torso e bacino (l’otto orizzontale e verticale, il sole, la luna, il serpente, lo shimmy, il fiocchetto, maya) e i passi base per muoversi nello spazio (passo arabo, passo egiziano, passo del deserto, passo del cammello, sirtaki…)

Una volta appresa la grammatica di base, gradualmente si sposterà l’accento sull’interpretazione,  sull’espressione individuale, sull’improvvisazione. Mano a mano si inseriranno elementi “spuri”, con “irruzioni” che sconfineranno nell’ATS (American Tribal Style), le danze tribali, lo gnawa e le danze africane, ma anche la pizzica e taranta di casa nostra, in una personalissima rielaborazione in chiave magica e “misterica”.

Tecniche, ritmi e sonorità potranno un questa fase essere molto varie e svincolate da ogni genere di riferimento. Se lo si desidera, si potrà improvvisare sulle note del folclore arabo così come su un brano di hard rock. Ciò non ha alcuna importanza. E’ invece fondamentale l’interazione tra libera espressione individuale e condivisione con il gruppo.

Al termine della vera e propria sessione di danza, chiuderemo con alcune meditazioni guidate su “Koan“, che saranno poi anche oggetto di compiti a casa;)

Come già specificato, i concetti che qui ho preso a prestito dal buddismo zen e dall’aikido (“KI”, “KIAI”, “KOAN”) così come quelli mutuati dall’induismo (“Kundalini”, “Chakras”, “Mantra”) sono adattati alle mie esigenze di danzatrice, frutto di anni di sperimentazione da cui e’ scaturito il metodo che desidero condividere, in una chiave personalissima e con tecniche “spurie”.

Non me ne vogliano i puristi. Ho preso da ogni cosa ciò che può essere utile al mio scopo e che (soprattutto) può essere condiviso, con la speranza che altri dopo di me facciano altrettanto, contribuendo alla crescita di un metodo che alla fine non sarà più “mio”.

Tutti i raggi della ruota convergono allo stesso centro. Buona danza, e buona vita.

[continua]

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