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2/ Chakras, Kundalini, KI

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Spendiamo ora qualche istante per comprendere meglio cosa sono i “chakra”, e per quale motivo sono così importanti nella nostra pratica  BellyZen©. Per fare questo, approfitterò di una parte del bellissimo articolo di Marika Suhayma, insegnante di danza del ventre ed esperta di Reiki, che mi propongo di ri-pubblicare integralmente in uno dei miei prossimi interventi:

“I chakra sono sette vortici di energia metafisica che derivano dall’antico sistema di cura indiano, che posiziona in sette centri principali il flusso delle energie invisibili. Solo il simbolo del collegamento tra la sfera fisica e spirituale, e quando tutti e sette sono in equilibrio, il corpo funziona perfettamente e a ritmo con lo spirito. Quando sono bloccati, possono creare delle disfunzioni emotive e fisiologiche. I sette chakra si trovano esattamente una linea immaginaria che attraversa il nostro corpo, dalla pelvi al collo (spina dorsale) e poi piĂą su fin sopra la testa. Questa linea si chiama Kundalini. Nella tradizione indiana Kundalini è la Dea Serpente spesso raffigurata attorcigliata per tre volte e mezza intorno al chakra di base. Secondo la tradizione nella sua ascesa dei chakra Kundalini trafigge un chakra alla volta fino ad arrivare al chakra della corona, ed illuminare tutta la materia.”

Ebbene, il chakra Svadhisthana localizzato nel nostro basso ventre influenza la nostra emotivitĂ , la nostra sessualitĂ , lo stato emozionale e l’esperienza psichica del sacro. E’ il chakra probabilmente piĂą sollecitato con la danza del ventre, in quanto lo muoviamo per fare quasi tutti i passi di base: l’otto, il sole, la luna, il serpente, lo shimmy, il fiocchetto. Il disequilibrio di questo chakra porta a una eccessiva emotivitĂ , insicurezza, chiusura al mondo. La frase associata a questo chakra è “Io sento”.
Nel chakra Svadishtana risiede il nostro centro, ovvero il primo fulcro energetico che andremo a sollecitare. Nei nostri incontri, ciascuna di noi sarĂ  invitata, con apposite tecniche, a individuare e scoprire da se’ tale centro, o “KI”, e a farlo “crescere” nel proprio corpo.
“KI” e’ semplicemente, per me, una definizione di comodo: la piĂą sintetica e corretta di cui sono a conoscenza per definire quella corrente di energia sottile che fluisce tanto nel nostro corpo, quanto nell’universo.

Il termine cinese qi, in giapponese ki ć°—  e’ il nome dato all’energia “interna” del corpo umano nelle arti marziali, nella medicina tradizionale cinese e in molti altri aspetti della vita, dell’arte e della filosofia orientali.

Nella cultura tradizionale induista,  il termine con significato corrispondente è il vocabolo sanscrito “Prana”.
Nella cultura tradizionale occidentale, i termini corrispondenti sono il latino “Spiritus” e il greco πνευμα (Pneuma, il soffio vitale).
In un’ottica filosofica, potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche oppure piĂą concretamente di PersonalitĂ , IndividualitĂ , Carattere, IdentitĂ . Tutti questi concetti identificano un’unica energia che muove dall’interno del nostro corpo e gli permette di interagire con la realtĂ .

Una energia ancestrale, primordiale fonte di saggezza e armonia interiori, collegamento a tutti gli esseri precedenti e conseguenti, l’essenza, il seme, il germe, il nucleo dove si condensa il significato della vita.

Scegliete voi il contesto culturale che preferite.  A me piace chiamarlo “KI”, alla giapponese, perchĂ© e’ un contesto culturale in cui mi riconosco e in cui mi sento a mio agio. Ma qualunque nome voi scegliate, il concetto rimane lo stesso: affinchĂ© la nostra danza possa attingere liberamente alle nostre energie piĂą creative occorre lasciare fluire tale flusso vitale dal centro,  mediante le tecniche di centratura cui abbiamo giĂ  accennato, ed espanderlo fuori dal corpo allargando il nostro campo energetico fino a “respirare” il ki (o lo spirito, o il prana, o la coscienza…) dell’universo intero.

[continua]